La religione dei Romani by Federico Santangelo

La religione dei Romani by Federico Santangelo

autore:Federico Santangelo [Santangelo, Federico]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia e Società
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2022-02-15T00:00:00+00:00


Capitolo 8.

L’invenzione della magia:

fra religione e diritto

In vari momenti della discussione svolta sin qui abbiamo visto come la religione romana avesse una grande capacità di rispondere alle sollecitazioni e alle opportunità provenienti da altri ambiti culturali, che la costruzione dell’impero poneva in maniera molto pressante: l’inclusione di nuovi dèi e di nuovi riti ne è un aspetto significativo e ampiamente documentato. Al tempo stesso, l’integrazione è una possibilità, ma non la regola. Vi sono casi in cui l’opzione viene respinta in maniera netta e, più in generale, sono definiti con forza aree di marginalità e parametri di esclusione. La possibilità della repressione è esplicitamente contemplata, già durante l’età repubblicana: il caso dei Baccanali nel 186 a.C. è un esempio classico. Sono ancora più rilevanti i casi delle espulsioni da Roma di Ebrei e astrologi nel 139 e nel 33 a.C., e i riferimenti che alcune fonti riservano alla selezione di testi sacri e profetici e alla distruzione di materiali ritenuti pericolosi. Durante il Principato la tendenza si precisa e si rafforza, e ha direttamente a che vedere con il rapporto fra le dinamiche di instabilità religiosa e la posizione personale del principe. Abbiamo visto, ad esempio, come l’oroscopo dell’imperatore fosse al tempo stesso un’opportunità e un rischio, e come presto si fosse posto il problema di limitarne la circolazione.

In un momento chiave della sua Storia romana, Cassio Dione – un autore vissuto nell’età severiana, senatore di alto rango fortemente coinvolto nella vicenda politica del suo tempo – inscena un dibattito fittizio fra Agrippa e Mecenate, nel quale i due amici e alleati di Ottaviano offrono consigli al principe sul regime politico più desiderabile. Mecenate svolge gli argomenti a favore di un regime schiettamente monarchico, e discute anche il ruolo della religione in quell’assetto politico. Al principe viene suggerito di esercitare un controllo ferreo su tutto il sistema attraverso il quale vengono attribuiti gli onori. Il culto imperiale rientra in quel tema, e il principe dovrà scrupolosamente evitare che gli vengano attribuiti onori divini, per non suscitare ostilità e invidia: se si rivelerà un buon imperatore, tutto il mondo sarà come un tempio in suo onore. Anche in campo religioso il principe dovrà esercitare un ruolo egemone, promuovendo i culti ancestrali e costringendo tutti i concittadini a praticarli. Al tempo stesso, dovrà reprimere i culti stranieri, non soltanto perché indesiderabili dal punto di vista religioso, ma anche perché destinati a condurre a «congiure, rivolte e fazioni», inevitabilmente pericolose per il nuovo regime. Accanto al discrimine fra culti patrii e culti stranieri, viene poi posto quello fra la divinazione, che è una pratica necessaria sia nell’ambito pubblico che in quello privato, e la magia, che è invece foriera di dannose conseguenze politiche. Coloro che la praticano talvolta dicono il vero, ma per lo più il falso; spesso, soprattutto, incitano alla discordia civile. La stessa critica viene rivolta alla filosofia. Per quanto sia praticata anche da uomini dabbene, è spesso utilizzata come uno schermo da individui che perseguono disegni di potere.

A Mecenate viene di solito associata l’immagine di un protettore delle arti.



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